Scrivere qualcosa sulla Maratona di Roma, per me la nona volta ai nastri di partenza, è particolarmente difficile. Chi legge le pagine del nostro sito troverà almeno cinque o sei racconti delle mie vecchie trasferte in terra laziale, e trattandosi quasi sempre di viaggi della durata di 2 giorni,
non sono molto dissimili tra loro. Saltiamo il volo mattutino della durata di 30’, saltiamo il ritiro pettorale, avvenuto celermente nel palacongressi, saltiamo l’arrivo al b&b effettuato in pochi minuti, saltiamo il pranzo e la cena perché a Roma si mangia bene in ogni luogo e vi ricordo: Non dimenticatevi di assaggiare i carciofi! non mi resta che raccontare quella che è stata la gara dei tre moschettieri del Wolfdreamteam. Considero la partenza ai Fori Imperiali il miglior biglietto da visita per iscriversi a questo evento. L’attesa di 15/20’ nelle griglie a ridosso del Colosseo riescono a darti una carica eccezionale per affrontare i 42 km e sapere che sin dal primo km ci sarà da soffrire. 12/13 km di sampietrini o forse di più, non lasciano scampo a preparazioni precarie, ma chiedere all’organizzazione di eliminarli, è come chiedere di disputare la Parigi-Roubaix senza passare nel pavè, verrebbe eliminata l’essenza di questa Maratona. Chi fa Roma si tolga dalla testa di realizzare grandi tempi e ci vada per ammirare quel patrimonio artistico, sacro e culturale unico al mondo.
I miei compagni di viaggio, scelti dopo lunghe consultazioni e notti insonni, hanno realizzato un’ottima preparazione, ma la Maratona non è solo impiego delle gambe, di vitale importanza è l’utilizzo della testa e non solo in gara. L’aspetto mentale va curato meglio, su questo Walter e Gianmario sono ancora carenti, e il risultato finale è stato a mio parere sotto le attese anche se soddisfacente. Maggior controllo della tensione pre-gara, una alimentazione più curata e un maggior rispetto dei tempi negli allenamenti saranno gli ingredienti per migliorare la propria performance in autunno. Cosa penso della mia prova? Se dovessi darmi un voto, un 10 è quello giusto. 7 settimane di preparazione, 22 allenamenti totali, realizzare 3h14’ per me è miracoloso e la gioia al traguardo l’ho ampiamente esternata con tanto di urla forse un po’ esagerate.
Ho tenuto un ritmo costante dal primo sino al 26° km come se avessi un controllore della velocità inserito nelle gambe. Il 27° è stato quello decisivo, la salita in prossimità della moschea lunga 500 metri e che negli anni precedenti non era mai apparsa. Qua le gambe erano perfette e a quel punto è iniziata una fase progressiva che mi ha portato a superare in continuazione atleti in calo. Gli ultimi 5 km quelli più duri, tutti sui sampietrini, avevo la testa pronta a soffrire, le gambe reattive e quello che pensavo prima di partire sarebbe stato il tratto della resa, si è rivelato il più esaltante. Al traguardo ritiro la medaglia, molto bella come sempre a Roma, che testimonia la mia 49° partecipazione e con calma dopo essermi cambiato in compagnia dell’amico di tante avventure Gegia attendo con ansia l’arrivo di Walter e Gianmario.
Il gruppo si amplia con la presenza di Paolo, Carlo e Pier Luigi con i quali le foto di rito sono obbligatorie. Il dopo gara è da cineteca. La birra scende a fiumi in alcuni pub che ospitano gli amareggiati irlandesi giunti nella capitale per assistere al 6 Nazioni. Il divertimento è assicurato, possiamo liberarci delle limitazioni ante maratona e goderci la serata frequentando da turisti un altro palcoscenico, quello di una splendida città… Roma. Al prossimo anno, sarà per il sottoscritto la 10°.
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