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A volte penso che esistono delle verità universali, ti sfiorano dentro, lambiscono il cuore proprio là in profondità dove tutto ha avuto un inizio che inevitabilmente conduce ad una fine che crediamo e confidiamo sia consolatoria e rassicurante. Parliamo in questo caso solo di emozioni e non dei grandi temi della vita o della morte.

Non riusciamo ad essere così presuntuosi, preferiamo non avventurarci in terreni minati, mentre le emozioni possono nascere dalle piccole cose che la vita sa offrire a chi sa godersela. Proviamo a non conferirgli troppo spessore, però quando accade ti scopri vulnerabile, ti senti un guerriero in battaglia senza uno scudo, un fiume senza argini….un angelo senza ali. Hey!!! Parliamo solo di emozioni, istanti in cui ti accorgi che ne sei dominato, che non ne sei più padrone, che sei prigioniero di ciò che in passato hai creato, modellato per il tuo piacere intimo e individuale. E’ una forma d’amore personale e inviolabile cresciuta col tempo, maturata col trascorrere degli anni, trasformata dall’avanzare dell’età….e come un cerchio ha il suo punto Alfa e il suo punto Omega che s’incontrano. Per molti è impossibile esprimere una parte di se che tiene recondita al mondo, la capacità di mostrarsi in queste piccole cose è inversamente proporzionale all’emozione che essa suscita. Come un giocatore di poker che deve sempre apparire freddo, come un rigorista in una finale mondiale o un sicario prezzolato tendiamo a non far trapelare nulla del nostro reale stato d’animo. Siamo soli al mondo all’interno del nostro piccolo giardino segreto, rimaniamo quasi intrappolati nel timore che questa parte possa venir fuori mettendo a nudo la nostra debolezza, le nostre fragilità di fronte a ciò che è capace di commuoverci.

Ma tutto ha un inizio che conduce ad una fine, anzi a un nuovo inizio….perché la vita è come un libro fatto di capitoli che sono solo tappe interlocutorie di un disegno più grande e le emozioni sono il risultato delle trame che si intrecciano al loro interno. Le tensioni si susseguono ai rilassamenti, la gioia lascia posto al dolore, l’amore scavalca l’odio, il desiderio prevale sull’indifferenza. E quando riponi quel libro nella tua libreria è solo perché lo hai letto tutto fino alla fine e sei pronto per un nuovo viaggio che porta con se la freschezza di ciò che è nuovo e la purezza di chi speri riesca a colpirti. Un nuovo inizio appunto che ci porterà ad un’altra conclusione. Roma rappresenta forse la chiusura di quel cerchio che ho costruito 30 anni fa, la mia meravigliosa ricompensa. La musica infonde calore, appassiona, fa da colonna sonora ai momenti più toccanti della nostra esistenza. Positivi e negativi. Le parole di alcune canzoni sono poesia. Credo che capiti a tutti di sentirsi, a volte, come il protagonista di un film che cammina solitario nella notte confuso nei suoi pensieri accompagnato dalle note dolenti e malinconiche di un piano o di una chitarra. E tu lo guardi coinvolto nel suo inferno interiore consapevole che nella vita spesso hai recitato quella parte. Tra le poche canzoni di Bruce che desideravo ascoltare dal vivo, ma che non avevo ancora avuto la fortuna di ciò talmente è vasto il suo repertorio, in modo da sentire dentro che quel cerchio si era finalmente chiuso, che quel libro era giunto all’epilogo ce n’erano solo alcune e negli ultimi anni le avevo incontrate in alcune notti magiche. “Drive all Night”, “Incident on 57th street”, “Racing in the Street” giusto per citare le più celebri. Ne rimaneva una sola, il desiderio di tutti i fan talmente è rara l’esecuzione di quel brano. Negli ultimi 30 anni si contano sulle punta della dita di una mano le volte che l’aveva suonata e quelle rare volte è successo solo a New York…perché quella canzone si chiama New York City Serenade.

La giornata è afosa, l’ippodromo delle Capannelle non è certamente la splendida “Metlife Arena” del New Jersey o il Madison Square Garden di NY anzi, però se da una parte storci il naso per quell’area poco attrezzata per eventi del genere spacciata a parco, dall’altra ti consoli per il numero di decibel che tra un poco s’innalzeranno senza la fastidiosa polemica di qualche residente. Il tramonto accompagna l’inizio del concerto, il cielo adesso è terso, i nuvoloni sono stati spazzati via e con loro le preoccupazioni di una serata sotto la pioggia. L’atmosfera è calda e Milano è un recente gran ricordo per i tanti oggi qui che erano presenti il giorno, ma soprattutto per un signore che non ha dimenticato il fantastico spettacolo offerto dai 60.000 presenti a San Siro e che oggi ha deciso per noi che era giunto il momento di chiudere il cerchio delle emozioni regalandoci ciò che non avremmo mai sperato. Mentre tutta la band è posizionata sull’immenso palco le ultime note di Morricone in C’era una volta il West lasciano il posto ad una voce che domanda se sentiamo lo spirito che c’è questa notte, se lo avvertiamo dentro e fuori. Esce Bruce ed il boato è fragoroso, “Spirit in the Night” apre una serata che vuole essere non solo divertimento, show, emozioni…ma qualcosa di più, un ricordo per sempre!!! Fianco a me c’è il mitico presidente Mario Bitti e Antonio Bellu entrambi alla loro prima esperienza Springsteeniana….e che esperienza sussurreranno. Le canzoni si susseguono senza soluzione di continuità con una potenza unica alternando momenti di festa, come nelle richieste di vecchi classici del rock’n’roll, ad altri più meditativi con canzoni che affrontano temi sociali di grande attualità. Siamo a quasi 1h15 di concerto quando parte “Kitty’s Back” una canzone del secondo album del Boss pubblicato solo 40 anni fa!!! E’ una vera e propria orgia musicale tanti sono i generi che possono incrociarsi in questa canzone e dura più di quindici minuti mandando in visibilio tutto il parterre. Ma niente sarebbe stato a confronto con le tre canzoni che si sono susseguite subito dopo e che compongono il lato B di quel disco giustamente considerato il più sottovalutato dell’opera di Bruce. E’ l’ora della dolcissima ballata “Incident on 57th street” che racconta una tenera storia d’amore tra due adolescenti di razza diversa che si chiude con una coda di chitarra da far accapponare la pelle e come nel disco senza che ci sia soluzione di continuità alcuna viene seguita da “Rosalita” una delle più festanti e divertenti canzoni di Bruce. Siamo tutti lì ancora increduli per ciò a cui abbiamo appena assistito e non riusciamo a renderci conto che il vero dono per l’Italia deve ancora venire. Ma questo è solo un sogno che diventa realtà!!!! Bruce accompagnato dal grande amico di sempre Little Steven e aiutato dall’eterno bassista Gary Tallen prende un lungo striscione che viene srotolato davanti ad una platea ancora incapace di riprendersi…c’è scritto “New York City Serenade”!!!!! Solo per noi stasera dirà in un italiano stentato….

L’oscurità avvolge l’ippodromo. Quell’oscurità che per una volta non si è presa una parte di noi. E’ una notte adesso calma, senza luna, che richiama i lamenti di cuori agitati. Le luci sono spente completamente, solo un lieve e fioco bagliore accompagna il pestare delicato e melodioso del pianoforte di Roy Bittan che da solo tiene insieme l’atmosfera attonita che si è venuta a creare e che poi pian piano dopo poco più di un minuto lascia spazio ad una chitarra acustica suonata da colui che oggi è divenuto l’unico padrone delle nostre emozioni. Inizia così la serenata più agognata di questo povero fan springsteeniano, quasi un affresco sia musicale che lirico di una New York lacerata, di una New York di disperati e perdenti che per una volta nella vita hanno la possibilità di salire su un treno che porta verso un futuro migliore, un treno che li allontani da un esistenza inutile. Ma quando ancora non ho realizzato del tutto ciò che sto vivendo intorno al quarto minuto accade qualcosa di ancor più inaspettato e travolgente, alla voce di Bruce si unisce una parte, quella degli archi, dell’orchestra Roma Sinfonietta di Morricone. Non è possibile raccontare cosa si è provato dentro perché è figlio di 30 anni all’inseguimento di Bruce Springsteen! A Milano pensavo che niente potesse ancora stupirmi ed invece mi sono trovato all’improvviso a nuotare in un mare che s’ingrossava sempre di più senza che potessi fare niente. Il mio cuore era come il rintronare delle onde sugli scogli in una notte di tempesta. E’ stato come essere attraversati da un torrente fresco in una giornata torrida, come aver fatto un bagno nelle terme all’aperto nella giornata più fredda dell’anno, come aver sentito la mano della persona che ami scivolare lentamente sulla tua schiena, come aver catturato lo sguardo timido e insicuro di chi travolto il tuo cuore…..come aver trovato una lettera che riportava esattamente tutto ciò che avevi da sempre desiderato trovare per iscritto…. Il mio giardino segreto non riusciva più a contenere la forza straripante delle emozioni, ero lì a mezzo metro da terra completamente ebbro di sensazioni incredibili e impossibili da trasmettere, il mio sogno era divenuto realtà in una notte in cui viole e violini pareva suonassero solo per me regalandomi la più meravigliosa ricompensa che potessi aspettarmi. Il cerchio delle mie emozioni si chiudeva, come l’ultima pagina di un bel romanzo, nella romantica notte romana…tutto quello che sarebbe successo dopo era semplicemente una festa, l’apoteosi per i fans e non fans presenti….ma la mia serenata aveva già avuto il suo epilogo e in una notte in cui mi sentivo solo è stato come avvicinare le mie labbra sulle labbra della donna che sogno la notte come se fosse la prima volta……

Chi è giunto fino a qui nella lettura non si preoccupi, quest’articolo è stato assicurato in quanto causa spiacevoli effetti collaterali e può perfino portare alla morte!!!!

Un incantevole New York City Serenade

Sempre lei da un altra ripresa

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