Ho riscritto l’apertura di questo breve resoconto una decina di volte. Oggi proprio non mi riusciva. E si che quando mi perdo nel mio spazio tempo non mi manca la vena, a volte forse retorica, di lasciare che le parole si susseguano con immediatezza e facilità. Però se rileggo quello che ho partorito ricambio tutto.
Chi come me si occupa dell’allestimento del percorso conosce ogni angolo di Bide Rosa e ogni volta che lavora per prepararlo non riesce a rimanere indifferente alla sua bellezza. Quando penso che in Sardegna si moltiplicano le manifestazioni in paesi brutti e anonimi rifletto sul fatto che dovrei orientare sempre più le mie scelte verso quel tipo di gara che esaltano il nostro patrimonio naturalistico l’unico che oramai è capace di differenziare questa terra povera. Con Bide Rosa proviamo a fare questo, ma iniziative come la mezza de La Maddalena – Caprera e altre ancora saranno sempre più nel corso degli anni le mie ispiratrici quando deciderò di spostarmi per correre, senza dimenticarmi degli amici ai quali farò sempre visita alle gare da loro organizzate.
Mi rimane qualche riflessione da fare? No, finirei col ripetermi. Però qualche ricordo in un periodo in cui la strada che percorro è zigzagante invece di essere dritta rimane. La lunga e piacevole chiacchierata con Riccardo su Custer e sulla frontiera selvaggia americana lungo la spiaggia intenti a raccattare fettucce e ferri col sudore che non dava tregua prima di un piacevole tuffo in acqua per ripulirsi dalla polvere incamerata. La mia guida da rallista, povera la mia auto, per recuperare il giornalista e l’operatore di Videolina 15 minuti prima del via della gara finiti ahi loro miseramente in panne! Il lungo di 34 km della mattina prima alle 11 del mattino con 30 gradi percepiti e un afa tremenda che ci ha disintegrato….e il successivo spostamento a Bide Rosa per tracciare il percorso che mi ha lasciato infine una spossatezza che non provavo da anni o che forse non avevo mai provato. L’acuirsi del dubbio sulla possibilità che la mia maratona a fine ottobre programmata da tanto tempo non sa da fare mentre percorrevo gli ultimi km prima dell’arrivo con le gambe che parevano sequoie dello Yosemite Park talmente erano dure e pesanti.
I miei pensieri ottobrini sono come nuvoloni neri che si spostano sferzati dal vento impetuoso del nord, i miei occhi si perdono in un lontano tornare indietro in quel giardino sfiorito di memorie che osservo disincantato e il mio cuore e il mio animo purtroppo non hanno un interruttore che si può spegnere a piacimento quando ti sembra di non riuscire a contenere l’amarezza che sopravanza…..non ci resta che correre
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