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Nel nostro meraviglioso mondo c’è anche tanta opaca tristezza, tanta piccola miseria personale…scusate l’ossimoro, tanta incapacità di confrontarsi onestamente con se stessi e di riflesso, anche se secondariamente, con terzi ed accettare serenamente che il nostro fisico non sempre è in grado di conseguire con le proprie forze determinati obiettivi .

Non sempre un traguardo ambito è nelle proprie possibilità ma questo non vuol dire che bisogna intestardirsi per raggiungerlo fino al punto che si è disposti a divenire un biscazziere di infrequentabili saloon western. Barare, soprattutto con se stessi, anche nel buio di una stanza dove la bugia illumina a giorno le pareti della coscienza lo trovo di uno squallore indicibile. A dieci giorni dalla maratona che avevo programmato di correre, e che in parte avevo anche preparato, ho ricevuto dal mio corpo tutti i segnali incoraggianti per farmi dire che questa maratona non sa da fare. E i segnali sono di quelli che se non conosci non superi l’esame per la patente: Divieto di transito, divieto di accesso, non oltrepassare la velocità consentita, passaggio pedonale, fermarsi col rosso!!! O quantomeno se voglio correre questa prova lo devo fare sapendo che l’obiettivo è oggettivamente da ridimensionare.

Quando il corpo invia un segnale così forte anche la testa di pari passo si accoda alle sue esigenze anche se la cosa strana è che nella normalità dei casi avviene il contrario. E’ la testa che per prima suggerisce al corpo di mollare. Ad oggi ne ho corso solo 22 di 42 km ma ritengo che in futuro questo numero possa salire. Se saprò ascoltarmi. Non ho interesse a fare grandi numeri, ad entrare nell’Olimpo degli stakanovisti della distanza ma ho piacere nel sentirmi ancora un minimo competitivo quando l’affronto. Competitivo non vuole significare anche performante. Le soddisfazioni grazie a Dio sono arrivate. Ma conoscendola così bene so quanto è fisicamente provante terminarla in crisi, per questo la mia testa in parte si rifiuta di correrla sapendo che la precarietà della condizione fisica comporterà una grande sofferenza lungo il percorso verso l’arrivo. Sofferenza che in momenti particolari non si è disposti ad accettare, a sopportare, ad sopportare con spirito indomito. Ha senso andare a caccia di coccodrilli a mani nude per regalare la borsetta alla fidanzata? No.

Ma questa presa di coscienza nemmeno per un attimo ha indotto il sottoscritto alla ricerca di un qualche sotterfugio, una scorciatoia agevole per ottenere con l’inganno ciò che non potrei conseguire con le mie sole forze. Che senso avrebbe? Quale sarebbe la ratio? A che pro? Andare a letto la notte, magari dopo aver gustato un bel film classico, e prima di spegnere la luce osservare ammirato e orgoglioso di me stesso un certificato che attesta solamente il mio essere un emerito raggiratore? No, è una cosa che mi torcerebbe le budella impedendomi il sonno dei giusti. Quindi quando mi capita di vedere lo score di un atleta sardo che partecipa ad una maratona internazionale, nella fattispecie in terra germanica, e che raggiunge il suo obiettivo nel modo più antisportivo che si conosca, cioè mediante un taglio sul percorso o l’utilizzo di un mezzo pubblico si presume, la prima reazione che ho è lo sbigottimento, poi passata questa fase tellurica nella quale emerge la tentazione di rendere partecipe tutta la comunità di questa frode sportiva che dovrebbe squalificare nell’ambiente il colpevole di questo brutto gesto, riguardo le mie medaglie e sorrido pensando a quanto alcune di queste mi hanno fatto penare, quanto mi hanno provato fisicamente e mentalmente.

Alcune mi hanno anche fatto pensare, per brevissimi istanti, di non prepararle più, di chiudere il libro con la distanza mitica con un epitaffio del tipo: “Qui giace Luis caduto onorevolmente in battaglia, l’ultima delle quali fatale come lo sguardo di Sharon Stone”! Pero felice di averle corse tutte, di averle affrontate con rispetto, di averle corse metro dopo metro per un totale di 42195, e qualche volta penso molto di più quando la stanchezza mi ha fatto zigzagare. Di aver a volte conseguito risultati eccellenti altre volte sonore batoste….ma in ogni caso mai e poi mai è balenata nella mia testa l’idea di accorciare il dovuto per ottenere immeritatamente ciò che non potevo conseguire con l’impegno e la preparazione. Questo mai. Capisco un attimo di disorientamento mentale che può far fare azioni impensabili che a menta fredda fanno pentire quanto la minaccia del 41bis, ma che poi le stesse siano seguite da parole su qualche social network che non smentiscono niente allora mi ribolle il sangue nelle vene.

Scrivo questo perché ciò che più mi addolora non è l’atto in se, pessimo, della persona che nella sua solitudine non riuscirà a continuare a mentire, salvo che nella sua vita si trovi bene in questa veste in ogni cosa che fa. Bensì l’idea che se questa persona lo ha fatto può significare che tutti in fondo potremmo farlo nel silenzio totale e magari riuscire pure nell’intento di gabbare gli altri. Soprattutto chi ti vede come un esempio da seguire. Ed è brutta l’idea che questo comportamento possa generare il sospetto che chiunque potrebbe averlo fatto a suo tempo e che in fondo i risultati ottenuti potrebbero essere solo una menzogna. Questo no caro tagliatore. Non è giusto, non è corretto. A Milano nel 2012 ho preferito camminare sotto l’acqua per quasi 10 km piuttosto che farmi accompagnare dalla linea 5 del metrò!!!! Una medaglia al collo richiede limpidezza, lealtà e probità….parole che perdono di significato dopo la tua impresa.

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