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Negli ultimi anni ho scoperto di soffrire di una forma d’insonnia anomala, irregolare. In linea di massima prendo sonno abbastanza facilmente. In curva di minima lo stesso. Leggo sempre qualcosa prima di spegnere la luce dell’abat jour, amo concludere la giornata con i pugni di Tex Willer su qualche arrogante pezzo grosso di Flagstaff o Gallup,

e la lettura avventurosa accompagna le palpebre in un inesorabile discesa fino alla chiusura definitiva. Il problema sovviene successivamente, nel cuore della notte. Mi sveglio e raramente riprendo a dormire con serenità….e ora che ci penso non ho mai dormito con qualcuna di nome Serena! La sveglia pertanto è sempre molto presto in quanto non amo restare a letto da sveglio….quantomeno non da solo. Ma anche quei momenti paiono andati via. La cosa insolita è che durante il giorno non avverto la stanchezza delle ore perse la notte. Ma oggi ho un motivo in più che rende il levarsi dal mio giaciglio ancor meno faticoso. Dopo 37 giorni ho deciso che è doveroso e salutare riprendere a correre. Volevo già farlo i giorni appena trascorsi ma il mal tempo ha scoraggiato l’iniziativa e ha anestetizzato gli entusiasmi. Difatti durante un concitato consiglio d’amministrazione notturno avevo deliberato che avrei ripreso l’attività in una giornata solare, tiepida, che invitasse a vincere il torpore che in questo periodo si era impossessato delle mie gambe e della mia mente. Correre baciati dai raggi del sole infonde calma, rilassa la muscolatura e smorza le tensioni.

Dicembre ricorda quest’anno i periodi definiti come le secche di Gennaio. Giornate limpide, cielo terso e cristallino, temperature secche e assenza di vento. Anche questo è anomalo per il periodo ma è piacevole. Ma i colori sono quelli dell’autunno e sono ancora presenti, alcuni caldi come il colore rosso o arancione delle foglie degli aceri, altri meno vivaci e opachi rammentano che l’inverno è alle porte. Alle 12 dopo una prima parte del mattino trascorsa a bisticciare con l’incertezza che regna sulle scadenze fiscali, sulle aliquote delle imposte e dei tributi vari, sui mille adempimenti che ingessano il lavoro e che ti fanno sentire non un lavoratore autonomo bensì un dipendente dell’agenzia delle entrate sottopagato, valuto che è giunta finalmente l’ora esatta per risentire l’aria frizzante sul viso. La location è per ora tradizionale, il nostro campo Coni a circa 1 km e mezzo da casa. Più in là ci sarà spazio per altri deliziosi percorsi. Dopo 15 minuti dedicati allo svolgimento di alcuni esercizi di mobilità articolare un po’ emozionato faccio i miei primi passi sull’erba. Poggio l’avampiede con leggerezza e regolarità per poco più di dieci minuti. Non avverto dolori, né fastidi. Non vado oltre. E’ già un inizio, piccolo, breve e mai come in questo momento intenso. Pochi allunghi di 60/80 metri in leggera progressione per risentire il suono della pista e stretching o allungamento. Un ora in tutto in un ambiente quasi intimo. A quest’ora della giornata non c’è nessuno ed è così che mi piace. Poter correre in solitudine per poter ascoltare meglio me stesso senza distrazioni. Mi scopro a sorridere con un pizzico di nostalgia. Quando tocchi il fondo sai che se non ripercorri la stessa strada pian piano risali….non sai mai quanto tempo ci vuole ma guardi avanti con moderato ottimismo e magari ti ritrovi ad apprezzare di più il raggiungimento del giusto equilibrio.

Ricerco la leggerezza perduta, così come un uccello è nato per volare io oggi mi sento ri-nato per correre e di tanto in tanto piace anche a me divenire Icaro anche se il mio volo è solo con la fantasia…mi volgo di fianco a guardare gli alberi intorno a me uno dei quali ha le foglie di un colore rosso rame rassicurante, so che di lì a poco si spoglierà. Resterà nudo, privato del suo vestito e non è poi così difficile vedere riflessi se stessi….

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