E’ fresca e frizzante l’aria di primo mattino in quel di Milano. E’ soleggiata la giornata ma invece di attenderci un bel cielo azzurro terso rimaniamo colpiti da una densa foschia made in macro area industriale padana.
E si che quelle vette in lontananza godute dall’aereo sono belle innevate, paiono cioccolati Perugina di quelli con le frasi dentro, e accompagnano il nostro sguardo fino a sparire lasciando il posto al caos della metropoli, dei suoi quartieri periferici senz’anima, e ad un cantiere perenne con obiettivo Expo 2015. Ma quanto siamo in ritardo ci sembra di ravvisare. Erminio, nonostante i 24 km corsi di primo mattino, con ottime sensazioni a sua detta, mostra il sorriso di chi attende con fame insaziabile dalla sua terra d’origine sprazzi di colori, profumi, sapori…..e questa volta sorrisi e rumori o melodici suoni! Non gli capita sovente di dover ospitare un Presidente, un ex-Presidente e un Super tesoriere-segretario. Ma cosi è questo fine settimana. La nostra breve trasferta ha una finalità ben specifica: una maratona? No! una mezza maratona? No! un processo per lesa maestà? No! Qualcosa di cui alcune persone si cibano per una volta senza diete nutrizioniste e restrizioni ordinate dal medico di famiglia. Battisti le chiamava, se vuoi, Emozioni. E per delle persone il cui cerchio della vita ha superato da poco la metà si tratta di vere e proprie flebo rinvigorenti l’animo. Il nome del colpevole è per ora solo rimandato all’ultima pagina. Ma da qui alle 21 abbiamo ancora del tempo da trascorrere e la movida diurna meneghina ci attende. Optiamo per i navigli. Il naviglio grande, misteriosamente a secco per pulizia straordinaria del canale, e il parente meno famoso poco distante di cui non rammento il nome.
Il primo vero sole anche se un po’ pallido e le temperature primaverili invitano i residenti, e non solo, a liberarsi di qualche indumento di troppo e a cercare un po’ di svago lungo la passeggiata dove, oltre ad incrociare le più variegate forme di vita antropomorfa, alcune decisamente interessanti, ti puoi soffermare presso alcuni deliziosi rivenditori di oggetti di culto che farebbero la gioia dei collezionisti. Tra le tappe più interessanti segnalo le rivendite di dischi usati formato vinile anni 70/80 in cui la fanno da padrona le colate “baviche” del duo MaxMar e la meravigliosa fumetteria nella quale mi accompagna il marines Erminius dove un individuo del mio genere si può perdere senza possibilità di ritorno. La follia è dietro l’angolo. Momenti nei quali vorrei tanto avere un portafogli alla Rockfeller! Il sole anche se tiepido e non del tutto lucente ci sprona all’assaggio di alcune pinte di birra artigianale dove la ricerca dell’aroma e dei svariati retrogusti alla frutta diventa lo sport del momento. La sintonia del quartetto è adesso perfetta. Simbiosi totale. Banditi argomenti podistici, politici, polemici e filosofici non ci resta che dare libero sfogo alle passioni e questo è consigliato, visto l’ora oramai tarda, davanti ad un bel piatto di risotto alla milanese con ossobuco cucinato con una salsa che invoglia al consumo senza freni del pane. Mario da gran conoscitore dà libero sfogo alla sua immensa cultura e conoscenza del mondo, delle usanze e della cucina…con predilezione per i formaggi.
Max ribatte con rock progressivo e albori dell’Heavy metal fino a spingersi al rock duro, al rock, al blues, al soul e visto che siamo in argomento si giunge anche alla disco music anni 70, al funky e a tutto ciò che sembra sorpassato da ciò che propinano i grandi network e che noi non riusciamo, forse per ristrettezza mentale, a comprendere. Ma è difficile per noi accostare il Joe Bonamassa che ci aspetta stasera, mi spiace aver rivelato in anticipo l’assassino, o la Beth Hart che ho visto a novembre con personaggi modello X-factor, San Remo e Amici. Siamo noi fuori tempo e fuori spazio o siamo solo degli incompresi che non riescono a divulgare il proprio credo? Ma è talmente enorme e dilatato il divario che separa la musica leggera anzi leggerissima, direi impalpabile, da chi la musica la trasforma in arte e poesia che è impossibile non evidenziare l’incompatibilità dei generi. Il pomeriggio vola tra lunghe passeggiate, dissertazioni più o meno approfondite che spaziano dalla storia, alla cultura, allo sport quello meno conosciuto ben inteso e le tasche del duo MaxMar si sgonfiano pericolosamente causa vinili da biblioteca del rock. E’ meglio andare in albergo a riposarci un pochino e poi dirigerci all’Arcimboldi. Il buon Mario chiude gli occhi lievemente e offre un antipasto di ciò che ci aspetta stanotte. Il concerto sarà privo di una sezione fiati ma in camera il trombone è già presente!!!
E’ bello, oserei dire meraviglioso, aver l’opportunità di entrare in un teatro moderno 20/30 minuti prima che l’evento inizi a prendere corpo. Via lo stress della calca dei grandi concerti rock che richiedono doti fisiche non comuni quando si vuole stare sul parterre. Il teatro è abbastanza grande, ma ovunque ti trovi la visuale è ottima. Circa 2300 posti a sedere oggi esauriti. Il palco fa già intuire come sarà la struttura del concerto.
Otto chitarre acustiche posizionate a mo di arco per una prima parte di 50 minuti esatti totalmente acustica. Alle 21.00, preceduta in sottofondo da una folle versione country di Highway to hell degli AC/DC, entra con una puntualità disarmante il virtuosissimo chitarrista americano Joe Bonamassa che in solitudine illuminato da un fascio di luce si lancia in un infuocata esibizione di uno dei suoi pezzi più noti. A seguire accompagnato da alcuni ospiti ci regala 8 o 9 pezzi versione unplugged, cioè senza spina….non quella che ci siamo scolati la mattina, cioè senza elettricità, ma solo dei violini, un mandolino, un banjo, il piano e le percussioni per 50 minuti in cui si rimane senza fiato ad ammirare la grande tecnica per un volta abbinata alla passione e al calore di questo grande personaggio ai più sconosciuto. Ma non a noi per fortuna. Dopo una breve pausa di 15 minuti per rimettere a posto il set parte la seconda parte dello show, questa volta elettrico con le chitarre di Joe a mostrare suoni rockblues, che in alcuni frangenti si son spinti fino al rock duro anni 70, a tratti distorti che ben si accomunano alle tastiere e ad una sezione ritmica fenomenale. Il gruppo è coeso, c’è intesa, non ci sono sbavature. Tecnica e Cuore riempiono il teatro e noi estasiati vorremmo che quella chitarra coi suoi assoli infiniti e catartici direbbe qualcuno non terminasse più di parlarci. Ma verso mezzanotte tutto ha una conclusione e la malinconia è già presente nei nostri volti. Forse un bel panino con una birrona ci riporterà il sorriso.
Il mio sonno dura poco più di qualche ora. Nonostante abbiamo spento le luci intorno alle 02.00 i miei occhi alle 05.30/06.00 sono già aperti. Il nostro presidente ha infilato una coda di fiati che ha disturbato un poco il mio divagare nel mondo onirico. Dopo una colazione frugale sento il milanese Erminius per darci un appuntamento e recarci a correre di primo mattino. Senza corsa non si può vivere dice il saggio. Il parco delle cave a dieci minuti dall’albergo ci aspetta. Erminio vivendo qui fa da cicerone e mi accompagna di buona lena nei sentieri oggi frequentatissimi del parco dove è in svolgimento una non competitiva. Quaranta minuti di corsa leggera con un altro “blood brother” alla scoperta di queste aree presenti nel capoluogo meneghino per iniziare bene la domenica. Max e Mario ci aspettano in albergo per la seconda giornata milanese. Col cuore ancora gonfio di emozioni ci rechiamo in centro per la classica passeggiata nei pressi del Duomo e di corso Vittorio Emanuele.
La mostra di Kandisky ci è proibita per via del tempo tiranno e di una fila mostruosa. Peccato! Alle 15.00 abbiamo i biglietti per Inter – Torino al Meazza! Una riprovevole sbandata calcistica non degna di noi podisti. Ho il tempo di acquistare dallo store della Juventus la maglietta dei bianconeri con scritto “Simone” per il nipotino più esuberante del mondo, e di incontrare un caro amico assente dalla Sardegna oramai da tempo che è giunto terzo alla maratona della muraglia cinese!!!!!! Con lui trascorriamo qualche ora in compagnia prima di rintanarci nel tempio del calcio dove ci attende una delle partite più noiose della storia. Qui mi sono reso conto una volta di più di quanto siano tristi questi nerazzurri al vedere Jonathan, non quello delle foreste, o uno sperduto Guarin!!!! Max è perso come un uomo nell’oceano ma la curiosità di comprendere cos’è che attira tante persone in questi rettangoli di gioco è tanta che non accenna alcun dissenso. Lo spettacolo offerto dai 22 in campo fa però rimpiangere le tre ore della sera prima dove i gol arrivavano in ogni momento senza sosta.
Quale abisso tra i due mondi!! Il tempo vola e siamo già a Malpensa accompagnati da un prodigo di attenzioni Erminio che in questa due giorni ha saputo dirottarci in alcuni dei posti più vivi di Milano, città che per non so quale motivo non riesco ad amare. Non vado oltre un piccolo trasporto emotivo anche se il calendario degli eventi in programma la fa rendere attraente e appetibile per chi ha fame di conoscenza. In aeroporto incontriamo un duo ben noto di Orosei in trasferta sul Lago Maggiore per una mezza, intanto giungono notizie da Oristano…il vento al rientro infastidisce più del mancato personal best…..noi invece abbiamo la pancia piena e l’appetito sazio….la vita è una cosa meravigliosa e quando la trascorri in parte con dei veri amici ha un sapore molto più dolce…ti senti al di là del cielo.
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