Questa non è la storia di un trionfo nè un racconto per celebrare un'impresa sportiva. La mia Maratona non è stata ciò che può definirsi un'affermazione, la mia Maratona non ha voluto che io arrrivassi sorridente al traguardo.
Nei quattro mesi che l'hanno preceduta ho provato a immaginarla mille volte e mai una di queste l'ho pensata così come poi è realmente andata.
"Imponderabile" questo è il termine che meglio definisce quella maginifica e dannatissima gara. Qualcosa di talmente intenso e saturo di emozioni da toglierti il sonno prima della partenza per poi restituirtelo sotto forma di lacrime all'arrivo.
"Imponderabile" ma anche "inafferrabile" perché quando pensi di averla in pugno Lei si smaterializza e ti sfugge, proprio come è capitato a me che La tenevo stretta fino al trentunesimo, fino a quando cioè Lei ha deciso che non doveva farsi più prendere.
La mia Maratona è stata una lezione di vita. Una lezione la cui finalità era insegnarmi che il 100% non esiste, che le certezze sono solo relative e che tutto può essere sempre il contrario di tutto. Una lezione dove ho imparato a rialzarmi dopo essere caduto e dove ho capito che mollare non rappresenta una valida alternativa perchè devi correre sempre, camminare a volte, strisciare se serve ma arrenderti mai..
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