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Poche righe questa volta, forse, per disquisire di maratone e di staffette. Il 2014 è iniziato per me così com’era finito il 2013, senza la tensione positiva di trovarsi ai nastri di partenza di una 42km.

La testa, dopo i problemi fisici che mi avevano indotto a traslare l’attenzione verso la più comoda staffetta di Francoforte in autunno, ha deciso che in primavera le mie gambe non avrebbero concesso l’onore di aggregarsi agli altri amici per recarsi a Roma o a Milano. Il 2014 però è iniziato bene. Corro tutti i giorni anche se i km percorsi sono davvero pochi e variano dai 50 ai 60 alla settimana. Più verso i 50 di sicuro. Corro soprattutto alla ricerca di una condizione ottimale per affrontare bene il resto dell’annata. Anzi a dire il vero ho solo interesse a riuscire a correre sempre anche lontano dalle competizioni. E devo ammettere che l’obiettivo di ritrovare una condizione fisica buona mi pare quasi raggiunto. Lontano da velleità agonistiche e quindi leggerissimo da tensioni pregara giunge però inaspettato a tre settimane dall’evento un invito molto caloroso e partecipato da parte di alcuni amici per fungere da membro della staffetta che si sta allestendo per Milano. Inizialmente oltre ai dubbi permane in me la riluttanza, al limite del rifiuto, di prendervi parte. Ma dopo pochi giorni come un pesciolino affamato abbocco all’amo con esca che mi si porge davanti e spinto da questa sincera manifestazione di affetto degli altri staffettisti, e non solo loro, decido di rimettermi in corsa. Anche qui alcune condizioni sono chiare: voglio la parte più corta perché non ho molti km sulle gambe ed ho timore di clamorosi tonfi di rendimento nella seconda parte; non voglio mi si chiedano tempi e ritmi che non ho più sulle gambe e soprattutto il nome del Team lo decido io. Nuoro Marines mi piace molto.

 

Sabato Milano ci aspetta con una temperatura gradevole e un sole un po’ pallido ma le previsioni parlano chiaro, la domenica ci sarà qualche grado in più e un cielo bello terso. La comitiva è composta da dieci elementi: quattro maratoneti, quattro staffettisti e 2 accompagnatrici. Piacevoli presenze e compagnia che renderà le due giornate ricche di momenti di svago e spensieratezza. In fondo è quello che sto cercando, una fuga da altri pensieri, una navicella che mi catapulti lontano dall’essere in questo periodo. La maratona di Milano come si sa è particolare perché la città non ha mai risposto in modo tale da sentirla propria come succede da altre parti del mondo e in Italia, anzi spesso si ricordano solo le manifestazioni di avversità e rigetto dei suoi concittadini. Classico delle città dove l’auto scandisce tutti i movimenti della giornata. Ma quest’anno ho notato dei profondi cambiamenti che mi hanno stupito molto e che forse hanno indirizzato nel modo giusto il lavoro dei prossimi anni degli organizzatori.

 

La staffetta non è una novità ma quest’anno mi è parsa quasi il punto forte della manifestazione e questo perché si ha avuto il buon senso di coinvolgere tutte le associazioni di volontariato, le onlus che hanno risposto con una partecipazione massiccia e visibile. I maratoneti erano circa 4500 mentre alla partenza erano presenti oltre 2400 staffette così da portare i partecipanti a 14000 presenze. Un grande successo. Inoltre la logistica e l’approntamento delle zone di cambio per gli staffettisti è stata caratterizzata da un efficienza esemplare qualcosa che Francoforte, dove vissi in autunno la stessa esperienza, si sogna. Ogni zona era efficacemente assistita con gli stand recupera sacche, il servizio di soccorso, il ristoro abbondante, i servizi igienici, le aree coperte per cambiarsi, il palco con simpatici ed esperti commentatori, i gruppi musicali per intrattenere il pubblico e posso garantirvi che a Francoforte tutto questo non c’era. Dovevi arrangiarti. Mi sono sentito davvero assistito a dovere, ho percepito una sensibilità fuori dal comune che se è doverosa ed obbligatoria per chi corre i 42 km deve esserlo anche per chi compie uno sforzo inferiore. Aspetto che da quello che mi è stato riferito dai soci presenti era completamente assente a Cagliari per i poveri e dimenticati staffettisti lasciati in un angolo di strada in balia dell’improvvisazione. Ma delle tante pecche della Maratona di Cagliari mi piacerebbe ne parlassero i protagonisti….purtroppo organizzare una maratona con tutte le sue difficoltà, in una città come Cagliari lo è ancor di più, non è solo consegnare una bella magliettina ma è qualcosa di diverso. E chi corre con un certo spirito, sia maratoneta sia semplice staffettista, cerca questa seconda cosa. Il rispetto per il suo sforzo fisico.

 

Passando alla mia prova devo ammettere che è stata molto positiva, oltre ogni aspettativa preventivata. Partire leggero e scevro da ogni tensione è un'altra esperienza nella corsa. Ho riposato benissimo la notte, il sabato la compagnia era ottima e la mia presenza pareva dovuta ad altri impegni, più mondani che agonistici sportivi. La mattina intorno alle 8.30 ho salutato il “fratello” Erminio e mi sono recato tranquillamente nella seconda zona cambio, cioè la zona dove avrei dovuto consegnare il testimone a Federico terminata la mia prova. Davanti ad una stazione centrale in ristrutturazione. C’era al momento pochissima gente, ovviamente, qui i primi staffettisti non sarebbero giunti prima delle 11,15. Da subito ho notato l’allestimento a regola d’arte. Mi sono cambiato con calma serafica e considerato che alle 9.00 si stava già bene come temperature sono rimasto solo col completino. Consegnata la sacca col cambio che avrei ripreso all’arrivo della mia frazione mi sono indirizzato tramite metropolitana nella mia zona di cambio. Purtroppo, unica pecca della manifestazione, si doveva pagare anche il giorno della gara, nessun lasciapassare per i podisti impegnati. Peccato. Giunto a piazzale Lotto ho visto transitare il gruppo di testa della maratona. Un gran bel passo e uno stile ed un eleganza che hanno solo questi africani. La maratona partiva 40 minuti prima della staffetta e anche questa è stata una trovata efficace perché a Francoforte ci separavano solo 20 minuti e solo 5 dalle gabbie più lente. Questo breve lasso di tempo aveva generato l’effetto muro che ti si sbatteva contro con difficoltà nei sorpassi enormi. A Milano non è successo. Nell’attesa di Erminio, il nostro primo staffettista che correva i primi 13 km, ho visto giungere in ordine Giuseppe Cavallaro sorridente (fino a quel momento) in compagnia di Davide Cassani il forte ex ciclista oggi selezionatore della nazionale; il coriaceo Vladimir Ladu in perfetto controllo; lo spilungone Vincenzo molto motivato ed infine la splendida esordiente Antonella. Il sole è alto e le temperature aumentano… giungeranno a 23/24 gradi intorno alle 14 dando una sensazione di anticipo d’estate.

 

Mi riscaldo 20 minuti circa e faccio una decina di allunghi per trovare da subito la miglior gamba. La staffetta ti libera dalle tensioni della maratona però crea un effetto responsabilità verso gli altri tre staffettisti assente nella 42km. Darai comunque il meglio del momento più per loro che non per te stesso. Prima dell’arrivo del mio compagno d’avventura giungono i primi staffettisti che sono veloci…molto veloci…troppo veloci. Alcuni secondo i miei calcoli viaggiano intorno ai 3’ a km e ce ne sono di molto giovani. Difatti la prima staffetta chiude in 2h11’!!!!! Gente forte, molto forte. Arriva Erminio in poco più di 55 minuti, dimentico di cliccare il crono e parto spedito quando me ne accorgo è troppo tardi. I primi km per il sottoscritto sono la vera fase critica molto più di quella finale. Il mio cuore non entra subito a regime e faccio una fatica immensa a tenere un qualsiasi ritmo. Se vado troppo forte si accumula subito acido lattico nei muscoli e vado in difficoltà, per questo in questa fase trovare l’equilibrio è l’esercizio più importante. La testa deve suggerire al cuore e al resto del corpo che questo stress fisico è solo momentaneo. Difatti dopo i primi km esce fuori la mia miglior qualità tenere ritmi abbastanza elevati, anche se non eccessivi, nella lunga distanza per lungo tempo e anzi crescere nel finale. Guardo il crono per capire un po’ a quanto sto andando e dopo i primi km approssimativamente poco sotto i 4’00 inanello una serie di km a 3’45 o almeno parrebbe questo se i cartelli fossero posizionati correttamente, e uno a 3’30 ma dubito fortemente della sua correttezza, se i miei calcoli grossolani con sottrazioni e divisioni erano giusti direi che posso aver viaggiato ad una media di 3’50/3’55. Un aiuto mi viene inavvertitamente dato da un altro staffettista col quale correrò quasi tutta la frazione. Sentirlo dietro che ansimava per starmi dietro era uno stimolo a non mollare. Ci siamo dati più volte un cambio solidaristico e negli ultimi km ho strappato per eliminarlo “bonariamente”. Al termine della prova lascio il testimone a Federico e cambiato e rifocillato a dovere mi dirigo al castello Sforzesco per vedere gli arrivi insieme ad Erminio. Secondo i rilevamenti sarei giunto 33esimo nella mia frazione. Una buona prova anche se il tempo attribuito è del tutto sbagliato. Ma di quello poco m’importava, avevo solo bisogno di correre bene senza sentire dolori o strane sensazioni.

 

Alle 13.00 giungeva sotto il traguardo in bella spinta Katia la bionda quarta staffettista del gruppo. In totale abbiamo impiegato 3h05’ netti. Niente male per chi non aveva mai provato il cambio della staffetta nemmeno una volta!!! Il dopo gara rilassante nel verde del parco Sempione serviva come da rito all’ascolto delle emozioni vissute dai protagonisti. Giuseppe semicomatoso ha chiuso insieme a Vladimir con l’ottimo tempo di 2h53’ e spiccioli. Vincenzo si portava a casa un super personale che senza i crampi nei km finali poteva essere decisamente meglio come avrebbe meritato. Bellissimo l’arrivo in crescendo di Antonella, scortata nel finale da due super staffettisti, all’esordio nella lunga distanza ha testimoniato come questa prova possa essere affrontata da tutti, anche da chi ha scoperto questa bella attività da pochissimo tempo, rispettandola e vivendola per quello che è e deve essere, una prova con se stessi. Il nostro quartetto si è classificato intorno alla 65ima posizione che considerato i siluri che ho visto passare è decisamente buono.

 

Anche questa è fatta. Lascio gli altri della compagnia una sera in più a Milano e mi dirigo nella mia amata solitudine a Nuoro dove intorno all'una del mattino vi giungo con un anello in più da aggiungere al mio albero podistico.

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