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Blog - Luis
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Ieri sera mi sollazzavo sulla mia personal poltrona nel soggiorno di casa. La temperatura fuori era ancora caliente ed io rientravo da una tranquilla serata trascorsa a divagare sul senso della vita, sulle nostre scelte passate, sui rimpianti avuti e sui programmi futuri con alcuni carissimi amici. Ho acceso la tv perché sapevo che c’era il meeting di Parigi su Fox Sport. Le performance degli atleti in alcuni casi erano sbalorditive. Il 5000 donne di una bellezza incontenibile. Ultimo giro in 61’’!!!! Le gare di velocità e di mezzofondo sempre coinvolgenti. I master avrebbero tanto da imparare dalla visione di questi eventi.

Il primo insegnamento è che siamo davvero di una fascia notevolmente inferiore e per questo dovremo prenderci un pochino meno sul serio... Però è anche vero che il nostro impegno e la nostra dedizione sono comunque ineguagliabili, pari al loro talento. Purtroppo una regia televisiva non all’altezza si è distratta sui concorsi rendendoli sottotono. Mancava il pathos della sfida tra atleti in quanto le immagini venivano distribuite come riempitivo e quasi sempre in differita. Peccato.

Vedere e godere di atletica mi ha fatto alzare questa domenica di primissimo mattino col buon umore. In compagnia di alcuni galli e di una g…e di un fenicottero rosa abbiamo corso in lungo e largo per la città deserta per 1h30. Correre senza dolori è sempre una sensazione unica anche quando il caldo è già opprimente. Niente ritmi di rilievo ma solo un dolce lasciar andare le gambe sperando che ti accompagnino per tutta la durata. Le battute allietano l’incedere dei nostri passi e i respiri scandiscono il ritmo mai in affanno o in difficoltà. Intorno al secondo chilometro, quando ancora le lancette indicavano le 6.10 o 6.15, si è presentata a noi un immagine simbolica la cui forza ci si è riversata prepotentemente spingendoci ad affrettare il passo per cercare prima di allontanarla e poi possibilmente di rimuoverla dalla vista e anche dalla mente. Ma se ne parlo or ora non tutto è filato liscio a quanto pare. Un immagine fredda, desolata, quasi inospitale. Una giovane donna affacciata sul balcone che fumava una sigaretta col cellulare, o smartphone, già in piena attività comunicativa. Com’è cambiata la società, i nostri comportamenti, le nostre esigenze. Lasciamo perdere il discorso del fumare che tanto le due correnti di pensiero non si avvicineranno mai. Ma siamo schiavi di tutto, non riusciamo più a liberarci dalle manette del progresso o forse non riusciamo semplicemente a dare equilibrio a questo sviluppo tecnologico.

A volte vorrei staccare il mio smartphone per una settimana, ma poi penso che per lavoro mi è di grande utilità, oppure rifletto sul fatto che i miei atleti ed alcuni amici insostituibili comunicano con me attraverso questo strumento. Insomma volente o nolente non posso spegnerlo senza rinunciare a qualcosa di utile o di prezioso. Ma perché prima potevo aspettare un giorno intero per sapere, rientrando a casa, se qualcuno mi aveva cercato senza che niente alterasse l’ordine normale delle cose, la mia quotidianità, il mio umore e oggi invece non si riesce a non sbirciare ogni 30 secondi quello strumento in attesa di chissà quale risposta?

Perché alle 6.00 del mattino della domenica se ne ha così bisogno? Tra 10 anni, o tra 5 forse, a cosa non rinunceremo più? Troppo caldo oggi.

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