Questo sito web utilizza cookie tecnici necessari per il corretto funzionamento delle pagine; NON sono utilizzati cookie di profilazione finalizzati all'invio di messaggi pubblicitari in linea con le preferenze manifestate dall'utente nell'ambito della navigazione in Rete. Il sito web consente l'invio di cookie di terze parti (tramite i social network). Accedi all'informativa estesa, per leggere le informazioni sull'uso dei cookie e su come scegliere quale cookie autorizzare. Cliccando sul tasto "Va bene, ho capito!" o proseguendo nella navigazione, si acconsente all'uso dei cookie. Diversamente è possibile leggere l'informativa estesa.

Cronache
Typography

Avevo scelto il percorso da nove chilometri. Verso il quarto o quinto ho lasciato che i concorrenti della diciotto proseguissero nel percorso più lungo. Io e gli altri partecipanti alla gara corta, invece, abbiamo svoltato in direzione del traguardo.

Sali e scendi, svolta a destra e gira a sinistra, mi sono accorto di aver corso per undici chilometri.

Mi sono chiesto: "ma l’arrivo non era al nono chilometro?"

Tutt’intorno a me il bosco… e, non so come, ma a un certo punto mi ero perduto.

Ho proseguito per qualche centinaio di metri sino alla fine della pista sterrata dove ho trovato una sbarra sulla quale c’era un cartello con la scritta “USCITA DI SICUREZZA N. 3”.

Tra di me ho pensato: neanche una hostess per localizzare l’uscita di sicurezza più vicina!

A quel punto sono tornato sui miei passi (ancora qualche centinaio di metri)… Poi ho controllato le orme sul terreno per capire se chi mi precedeva era passato di li, tutto ciò immaginandomi come Tiger Jack (il navajo del fumetto di Tex Willer, ma senza piuma).

trial sinis 01 walter proia 337x289Dopo un po’, ho riconosciuto un posto dov’ero passato in precedenza e, così, mi sono reso conto di aver girato in tondo.

Allora ho cambiato strategia, decidendo di orientarmi con il sole, ma è stata una pessima iniziativa perché quando sono finito in un immondezzaio ho realizzato di aver peggiorato la situazione.

Ho raggiunto la sommità di una collinetta dove ho scoperto che subito dopo ce n’era una ancora più alta e, oltre, una strada bianca.

Lì ho fermato una macchina che passava, sbracciandomi come un beduino senz’acqua nel deserto. Erano due turisti francesi ospiti del Golf Club Is Arenas.

Hanno fermato la loro automobile e, accostandomi, mi hanno guardato come quello appena uscito dal Bataclan di Parigi.

Ho chiesto all’autista: scusi, da quale parte è l’uscita?

Quello mi ha risposto: “je ne comprì pas!” (io non capisco!). Poi ha aggiunto: "jeu au golf?" (giochi a golf?)…

Io completamente sudato, con il pettorale 178 spillato sulla pancia, ho sussurrato in romanesco: "c’ho solo la mazza!"

Poi gli ho domandato: "do you speak English?" (parla inglese?)

E lui: "oh, yes!" (oh, certo!)

Io, con la faccia da cammello: "I’m lost" (Mi sono perso).

Il francese senza scomporsi mi ha risposto: "exit is at a kilometer back" (l’uscita è a un chilometro indietro). Poi ha sollevato il finestrino ed è ripartito sparendo in lontananza nel bosco.

Io sono rimasto lì, sul posto, come un citrullo, non riuscivo a trovare le parole giuste per ringraziarlo della sua offerta di passaggio! O, meglio, la parola giusta ce l’avevo ma, per pudore non la scriverò.

Poi, tra mille imprecazioni, ho raggiunto il Golf Office dove la segreteria ha chiamato Vittorio, il tuttofare del golf club. Si trattava di un omaccione di due metri di altezza, dall’accento vagamente bergamasco che è arrivato sul posto a bordo di una golf car elettrica.

Costui, subito, ha capito la situazione chiedendomi: "ti sei perso anche tu?"

Ho tirato un sospiro di sollievo, capendo che non ero l’unico sfigato del giorno. (Meno male!)

Poi, Vittorio, ha aggiunto: "vieni, vieni, che ti accompagno io".

Mi ha fatto sedere sull’automobilina elettrica ed ha cominciato a guidare come un pazzo scatenato affrontando i sentieri alla massima velocità che quel coso poteva offrirgli, trasformandomi in un blocco di sudore gelato. Alla fine si è fermato contro un cespuglio e dopo avermi capitombolato sopra una duna di sabbia, mi ha chiesto: "ti sei spaventato?"

Io, con la faccia di chi è appena sfuggito dalle mani di un sadico, gli ho risposto con l’aria più falsa possibile: "per niente".

Dopo essermi sincerato che le mani e i piedi, divenuti tavole di ghiaccio, erano ancora attaccate al corpo, ho raggiunto uno degli organizzatori che, impietosito dalle mie condizioni, si è scusato per i molti atleti smarriti indicandomi la strada per raggiungere il traguardo.

Così, ho dovuto correre per un paio di chilometri sulla spiaggia di Is Arenas.

Tra me e me ho pensato: "mai affrontati due chilometri così lunghi!"

Ho raggiunto l’arrivo giurando a me stesso di chiudere per sempre con le gare di trial. Poi, c’è voluta un’oretta per sbollire tutto il disappunto che uno degli organizzatori aveva ravvivato ricordandomi che ero un dilettante. Infatti, aveva ragione perché mi ero considerato un dilettante pregiato, soprattutto perché mi era stato riservato l’immondezzaio di un prestigioso golf resort.

Nel pomeriggio, infine, tutto è sfumato alla trattoria Da Attilio di Cabras. Almeno li, nessuno ha perso la rotta!

Caro Presidente.

Concludo il mio ironico resoconto pregandoti di fare in modo che, per il futuro tutte le nostre gare siano organizzate lontano da qualsiasi” muntonarju” o, se proprio non sarà possibile, che almeno sia quello di un hotel a cinque stelle.

 

BLOG COMMENTS POWERED BY DISQUS

Risultati

 

 banner atleticaME.300

Advertisement
Advertisement