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MONDIALI DI ATLETICA
Italia piccola piccola

I Mondiali di atletica leggera di Doha sono finiti, nel disinteresse del pubblico locale e con uno spazio mediatico inferiore rispetto a quando i Mondiali si disputano in piena estate, con una minore concorrenza del calcio.


tortuNel 1996 grande scandalo per i Giochi OLIMPICI assegnati ad Atlanta (per il 90 % finanziati dalla Coca Cola). Rivelatisi poi il più grande business del secolo. Nel 2019 poche critiche all’atletica svendutasi a gente di cui nemmeno gliene frega tanto. Al punto che le poche parti vive delle tribune erano fatte da "schiavi" con biglietto omaggio e da qualche pazzoide lì per fare del turismo. Una media stadio climatizzato di 16.500 spettatori su 55.000 disponibili. Desolazione e mestizia nelle strade di marcia e maratone.
Ma veniamo al punto:
l’Italia ha fatto schifo, come sembra a quelli del bar dello sport oppure ha fatto bene come dicono FIDAL e qualche giornalista di area Giomiana?
Stando al becero medagliere l’Italia sarebbe trentunesima in classifica, con il bronzo della Giorgi nella 50 chilometri di marcia, gara che probabilmente nemmeno sarà alle prossime Olimpiadi.
Stando alla più credibile classifica a punti, che prende in considerazione i primi otto di ogni gara, assegnando 8 punti al vincitore, 7 al secondo e così via, la squadra azzurra sarebbe arrivata ventiseiesima grazie alla Giorgi, al sesto posto della 4×400 (la rimonta di Re nella semifinale è stata da pelle d’oca), ai settimi di Tortu nei 100 (piazzamento con un peso specifico immenso) e della 4×100 femminile, agli ottavi di Crippa, Tamberi e Stecchi.

Prima delle inevitabili critiche pensiamo che in uno sport in cui il talento può affermarsi ovunque, quindi anche l’isoletta  Grenada con il suo giavellottista d’oro se la può giocare con la superpotenza, la base a cui si può attingere è fondamentale.
L’Italia è il ventitreesimo paese del mondo per popolazione, ma soprattutto ha il calcio e gli altri sport di squadra che drenano quasi tutti i migliori talenti (cosa che non si può dire per la Giamaica, terza nella classifica a punti, anche se il calcio è popolare anche lì). È pur vero però che un ragazzo italiano robusto e veloce ha più chance di guadagno e di affermazione personale come difensore del Cittadella che come finalista olimpico nei 200 metri. Insomma, in termini grezzi, al netto di qualsiasi discorso etnico e di doping, l’Italia ha iniziato una piccola rinascita....?

Bello il gioco semantico di parlare di “rinascita” quando si parte dal punto più basso della storia, oltre il quale era davvero impossibile fare peggio.

Se poi si analizza la gestione delle risorse a disposizione, si nota che quasi non esistiamo nelle specialità in cui il campione si può costruire (i lanci su tutte), oltre che nel mezzofondo veloce e non, con l’eccezione di un eccellente Crippa che non ha cancellato Antibo (nella sua epoca, con il suo record, il siciliano era da medaglia olimpica) ma certo con il record italiano dei 10.000 è entrato in una nuova dimensione.

Freddi numeri.
Ragionate su questo: se mettiamo insieme le entrate a bilancio dei 7 anni in cui ha governato questo presidente, si arriva ad una cifra attorno ai 150 milioni di euro (22/23 milioni di euro all’anno, per 7 anni). Soldi non solo indirizzati per l’alto livello (ovviamente, ma per tutta la macchina federale), ma la cifra, concorderete, non è certo irrisoria. Se a questi ci aggiungiamo tutto il denaro con il quale vengono pagati gli atleti dei gruppi sportivi, gli allenatori e i dirigenti degli stessi gruppi (compresa l’indennità pensionabile) la cifra probabilmente si raddoppia. E dopo 7 anni, secondo voi, con tutto questo mare di denaro in gran parte pubblico, come si può esultare per un bronzo ai mondiali e parlare di rinascita?
Ci sono federazioni che vedono un centesimo di queste cifre (Bahamas ha avuto 25.000 dollari dal Governo, per dire…) eppure sono là in cima con personaggi di caratura globale.
Conclusione?
L’Italia di Doha non è stata esaltante, tolti alcuni casi quasi nessuno è stato vicino ai propri limiti, però il nostro posto del mondo sarà sempre questo e l’exploit di qualcuno (il Tamberi del 2016 sarebbe stato da oro) non cancella il discorso generale.
Facciamocene una ragione magari spendendo meno soldi pubblici.

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