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La chiave affinché l’allenamento produca risultati è dare costanza al tuo impegno. Se segui un programma d’allenamento finalizzato ad un obiettivo specifico, sia esso una distanza di mezzofondo su pista sia esso una maratona, devi entrare mentalmente nell’ottica che prima dei ritmi, dei tempi, delle performance è importante la continuità nel lavoro che svolgi.

Quando inizio la preparazione per la 42km il mio primo obiettivo è svolgere sempre i lavori prefissati anche se i tempi non sono ancora quelli indicati nel programma. Confido che poi con il crescere della forma, nella speranza che il fisico ben si adatti ai carichi e non subisca infortuni, arriveranno anche quelli. Ma quantomeno all’inizio mi concentro non sulla qualità del lavoro bensì sulla giusta quantità di chilometri da correre che in maratona devono essere tanti se non si vuole scadere troppo nel finale di gara. Ho testato con alcuni atleti che ho seguito che il fattore volume alla fine paga più di quello qualitativo, difatti ho visto coi miei occhi ottenere migliori prestazioni da parte di chi ha messo in cascina elevati volumi di chilometri pur svolgendo allenamenti meno brillanti rispetto ad altri che si erano concentrati meno sull’aspetto estensivo dell’allenamento e più su quello intensivo. Non è una formula matematica, ma se corri 60 km a settimana inevitabilmente soffrirai il finale di gara più di chi invece riesce a percorrerne almeno 100.

Siccome ho una certa esperienza di maratone e chilometri percorsi oggi sono in grado di dire, per via di una elementare analisi sul mio attuale stato di forma, che se inseguo i ritmi non concludo quello che sto facendo se invece inseguo i km porto a casa il risultato più importante….la continuità…..e con la continuità alimento la speranza che in seguito si possa procedere meglio nel cammino verso Francoforte, l’obiettivo che ho in mente per l’autunno. E’ solo per questo che sono molto soddisfatto della settimana appena trascorsa in quanto, così come era già successo nella precedente, ho svolto tutti i lavori previsti senza farmi distrarre dai ritmi. Inoltre, cosa di non poco conto, si doveva fare attenzione a Caronte cioè a quella massa di aria calda africana che gli esperti per giorni interi ci hanno descritto come la miglior pena afflittiva per noi poveri podisti, instancabili e inossidabili al mutare delle condizioni meteo. In fondo però sono anche stato agevolato dal fatto che questi sette giorni ho curato ancora l’aspetto muscolare, che trascura in un certo senso i ritmi e predilige lo sforzo, dedicandomi a due sedute di fartlek da 30 minuti delle quali una di tipo piramidale che ha minato molte delle mie certezze. La prima seduta l’ho svolta in solitudine e quindi non sono riuscito ad attribuirgli un peso corretto, al termine pur nella stanchezza dell’intero allenamento di circa 1h10 non mi capacitavo se avevo spinto a sufficienza oppure se mi ero un po’ risparmiato. Il responso è giunto il venerdì quando in compagnia di Armando e Giuseppe ho compreso che i ritmi erano interessanti. Il lunedì solita seduta di progressivo non affaticante, mentre il mercoledì siamo stati accolti con tutti gli onori di casa ad Orani dagli amici della società locale per un 5000 in pista che mi son guardato bene dallo spingere. Il giovedì è una di quelle giornate che dalla corsa ottieni molto di più di quello che puoi aspettarti….ma qui subentrano altre considerazioni che nascono in profondità e che preferisci confinare in un capitolo che non vedrà luce.

Infine arriva la domenica e ti svegli alle 5.00 del mattino per evitare di trovarti di fronte a Caronte in persona. Ti metti d’accordo con altri 5 o 6 pazzi di corsa e ti rechi in una località dal nome Sa Serra poco distante da Nuoro per un fondo di poco più di venti chilometri. I primi dieci sono in continua salita, la pendenza è dolce però, e il ritorno in discesa non è traumatico come in presenza di forti pendenze. Un ora e mezza piacevole svolta senza ritmi eccessivi col chiarore dell’alba, con temperature a momenti anche fresche soprattutto nei tratti caratterizzati dalla presenza di ampi canaloni che parevano avessero delle porte lasciate aperte per far filtrare questa brezza rigenerante. La strada conduce da Nuoro a Orune, Bitti e Benetutti e a quell’ora presenta un traffico nullo quindi non pericoloso se si pensa che è comunque una strada provinciale. Più sali è più la vegetazione muta con i boschi che s’infittiscono, inoltre non mancano gli spettatori incuriositi, gruppi di pecore e mucche che ruminano di primo mattino ignare di chi siano questi stranieri. Alla fine tutti da Tildo per la meritata colazione e per le inevitabile considerazioni di fine allenamento.

La settimana si è conclusa con circa 80 km percorsi, non molti ancora ma nemmeno pochi. Però col rispetto del primo dogma dal quale siamo partiti….dare costanza al tuo impegno e su questo non posso rimproverarmi nulla.

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