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Commenti sulle Gare
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luis_olbia_pista2010_720x540Non sono d’accordo con chi asserisce che chi è assente ha sempre torto. Ha torto solo quando potrebbe essere presente e decide di non esserlo. Sabato alla prima giornata degli individuali su pista master eravamo davvero pochini e in questa occasione gli assenti ritengo lo siano stati per volere manifesto. Il master non ama la pista. Il master nella sua forma mentis ritiene, a torto, che la pista serva solo per svolgere qualche ripetuta che sarà utile in una preparazione per una corsa su strada. Luogo che ama e che ritiene che sia per antonomasia il suo terreno ideale per correre. La strada è per il master per definizione il suo mondo la sua costante. E’ vero che il master è soggetto avanti con gli anni al quale non si può obiettivamente chiedere di fare risultati in pista. La pista è per i giovani e per i talenti. Ma l’atletica leggera si corre in pista o la si svolge in pista nei concorsi. Ed il master sbaglia a non confrontarsi con la pista. Non assapora o non riesce ad assaporare, per ignoranza, il gusto che l’anello è capace di offrire. E non capisce quanto sia inebriante farlo in una manifestazione ufficiale.

Fatta questa premessa racconterò, brevemente spero, la mia esperienza del sabato sera. Corro da una vita ma ufficialmente per una società solo dal 2001. Corro molto in pista e tutti i miei allenamenti per la Maratona sono eseguiti in pista. Corro anche 24 km in pista. Ma solo nel 2009 ho preso parte ad un paio di prove dal carattere ufficiale. Un 1500 metri ad Orani ed un 10.000 a Nuoro. Pur in condizioni precarie le avevo concluse dignitosamente. Ma una cosa mi era rimasta di quelle prove. Una certa adrenalina che non avvertivo nelle gare su strada. Purtroppo le gare su pista, soprattutto per i master, sono poche e le poche che ci sono richiedono spostamenti di parecchi chilometri. Leggendo il programma dei 5.000 di Olbia ho subito pensato di buttarmici per verificarne l’effetto. Mi sono iscritto, purtroppo unico dei nuoresi, e sabato pomeriggio mi sono recato in una giornata caratterizzata da un caldo torrido al Fausto Noce di Olbia. La sensazione iniziale è quasi di stordimento. Troppo sole e l’afa non mi mettono di buon umore. Le gambe sono molli e per tutta la serata l’umore non è quello di uno che ha desiderio di cimentarsi nella prova. Ironizzo con alcuni amici per una testa che è lontana dal corpo. Però la serata pur non caratterizzata da grandi numeri si dimostra con una veste sgargiante dai colori intensi. Vedere alcune società presenti e convinte disputare le gare di velocità pura è davvero divertente. Passano le batterie dei 100 e dei 400 metri uomini e donne con un entusiasmo che è assente nelle corse su strada. Senti il calore dei presenti su di te. Sono lì a ridosso a fare il tifo e nonostante la tribuna vuota ti senti partecipe e sotto i riflettori. Atleti di svariate fasce di età danno origine a piccoli duelli emozionanti. Nei 400 metri mi piace molto la prova di Patrik Mei. Si vede la forgia da pistaiolo. Ma è bello notare come esista un mondo di master che si prepara su queste distanze e che mostra una tecnica davvero sorprendente. I concorsi sono da un'altra parte ma la presenza è davvero ai minimi termini. Al calare del sole i numeri salgono, il vento cessa completamente e l’aria diventa respirabile. Partono le 2 serie dei 1500 metri. Le donne sono solo 3 mentre i maschi saranno una quindicina e la gara è molto bella. Condotta per tre quarti da Mereu di Carbonia che si spegne nel finale superato da un sorprendente Fenude e da un Sinopoli un po’ scomposto. Poi a seguire gli altri. Dopo le due batterie della 4x100 purtroppo quasi disertate partono ad un orario avanzato ma tutto sommato migliore, per via di temperature più fresche, le due prove dei 5.000 metri. Le donne sono solo 5 e a spuntarla sarà l’atleta della San Giovanni Monica Carrucciu che con un bel cambio di ritmo al terzo chilometro si scrolla di dosso la fastidiosa presenza, per lei ovviamente, di Adele Simula e Daniela Deriu. Ma il vero spettacolo sui 5.000 è dato proprio dall’entusiasmante duello per il secondo posto tra le due. Un continuo superarsi che si è concluso solo ai 600 metri finali quando Daniela Deriu ha sfoggiato una potente  progressione alla quale la brava Adele non ha saputo resistere. Insomma davvero bello e divertente…e per loro molto estenuante. Tocca a noi. Incredibile sono teso come se dovessi sostenere un esame all’università. Rifletto sulle tensioni dei grandi atleti che corrono davanti ad immense platee dalle aspettative impensabili. Rifletto su quanto siano carichi di responsabilità. Siamo poco più di 20 ma il valore di molti è discreto. Allo sparo parto convinto con i primi. Lascio andare atleti fuori dalla mia portata e cerco di assestarmi sui 3’30 a km. Così è nel primo chilometro ma non lo sarà nei successivi. Il ritmo c’è e pure la respirazione c’è, non faccio fatica a tenerlo ma mancano le gambe. Provo a stare dietro a Gavino Guiso ma mi accorgo che ha una marcia in più  all’ultimo chilometro mentre io faccio fatica a stare sulle gambe lui s’invola sotto i 18’. Chiudo in 18’05’’ soddisfatto ma soprattutto piacevolmente colpito da tutte quelle presenze che hanno tifato e che hanno fatto salire il livello della manifestazione dando l’impressione che la struttura fosse viva. Il clima era davvero speciale e la mia prima prova in assoluto sui 5.000 metri dopo 44 anni è stata archiviata con una sensazione piacevole e soprattutto con la voglia di rimisurarmi. La pista ha mandato un chiaro messaggio di aiuto. E’ come se avesse voluto invitarmi a non abbandonarla. Anni di pista e di allenamenti non avevano mai palesato questa sua richiesta giunta come un richiamo a cui è difficile sottrarsi. Gli assenti non è vero che hanno sempre torto. Hanno torto coloro che non riconoscono il valore di quell’anello e non ne sanno apprezzare il fascino.

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