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Commenti sulle Gare
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pistanuoro_320x480Sorge un interrogativo dopo la quarta prova del Superpremio svoltasi a Nuoro. L’Atletica è morta in Sardegna? I numeri sembrerebbero dire di si. O forse ci suggeriscono solo che è molto malata. Con il Superpremio si è cercato di proporre un nuovo sistema incentivante per i giovani ma i risultati visti mercoledì a Nuoro non pare abbiano sortito grandi effetti. Almeno per ora. Sarà la lontananza degli atleti dal capoluogo barbaricino, sarà il sistema di punteggio, che onestamente non conosco e sul quale non mi pronuncio, e che forse può invogliare a rinunciare a qualche tappa, sarà il giorno infrasettimanale, sarà quel che sarà, diceva nel 1983 Tiziana Rivale pistanuoro4_320x480a Sanremo, comunque ciò che resta della tappa di ieri è il desolante quadro di un mondo sempre più povero di talenti ma ancora di più di atleti “normali”. Una certezza però c’è stata. La struttura per farla c’è bisogna solo utilizzarla e lavorare, di concerto e senza forzature, per rimediare a quel poco che manca per renderla funzionale al 100%. Qualche anno fa si sentivano spesso allenatori lamentarsi delle poche gare su pista e soprattutto del fatto che fossero concentrate soprattutto nel cagliaritano. Ma il Superpremio è diviso in dieci tappe che toccano le 4 province più anziane. In più è possibile esibirsi in pista anche tramite manifestazioni provinciali oltre che nelle prove che assegnano i titoli regionali. Allora cos’è che sta mancando al nostro mondo? E’ la risposta che dovranno partorire gli addetti ai lavori che ben inteso sono in ottima compagnia con il resto d’Italia. La disaffezione dei giovani da cosa ha origine? Vedere le gare dei 400h e degli 800 donne con un solo partente, i concorsi spopolati e un 5.000 corso per la maggior parte da vecchietti appassionati che poco, se non il loro entusiasmo, possono dare in termini di risultati a questo mondo è davvero mortificante. Per fortuna che abbiamo assistito ad alcune belle prove sui 200 metri. E’ possibile che tutto dipenda dal taglio di fondi voluto dai governi nell’ultimo decennio che premia tra l’altro solo chi fa risultati amplificando ancora di più la forbice esistente tra certi sport di massa, soprattutto di squadra, e l’atletica? Taglio che legato ai risultati conseguiti paradossalmente non farà altro che accentuare questo divario tra sport d’elite quali il calcio e altri considerati erroneamente minori. Oggi lo sport che trascina sembra quello che non porta i cosiddetti valori universali bensì quello capace di scandalizzare sempre di più. Ed i giornali sono pieni di notizie che poco hanno a che vedere con le performance e molto con ciò che sporca l’etica e la morale che ci spinge a praticare queste meravigliose discipline. Il doping, anche quello amministrativo, Le veline, i gossip, i tradimenti, l'evasione fiscale, l'ostentzaione del proprio benessere.

pistanuoro3_320x480La cosa che mi incuriosisce di più è che mi pare non sia una questione solo di numeri. In passato c’erano molti più bambini da avviare alla pratica sportiva in quanto le famiglie erano più numerose, anche se l’indirizzo era prevalentemente quello del calcio. Ma oggi possiamo ribattere che non c’è famiglia che non iscriva i propri figli a tutto un insieme di attività diversificate che prima non esistevano o che non venivano praticate perché onerose. Oggi la famiglia non rinuncia al divertimento del bambino. S’indebita ma i bambini devono conoscere la vita e il piacere di goderla con gli svaghi, con le attività ricreative ed i passatempi. Ci sarà tempo per incupirsi più avanti. Dilatiamolo il più possibile questo tempo. Quindi sembrerebbe che i numeri in fondo si compensino anche se sono distribuiti in modo differente. Da poco ho letto una statistica che rapportava l’età alla pratica sportiva. Il dato era eloquente. Fino ai 13/14 anni il numero di chi pratica sport ha percentuali elevatissime, poi decresce toccando il fondo sopra i 22/23 anni. Se poi alla pratica compariamo anche il numero di gare disputate allora siamo davanti ad un quadro molto triste. L’età critica sono i 15 anni, ma pare si abbassi sempre di più. Perché? Nuovi stili di vita? Rivoluzione o cambiamento culturale della società in cui viviamo? Mancanza di attrazione per via di mancanza d’informazione da parte dei mass media? Le risposte potrebbero essere diverse oppure un'unica che le contenga tutte. Quindi lo sport oggi è per tutti ma cosa il giovane ricerca nello sport che pratica mi sembra stia cambiando. Non c’è molto interesse per la prestazione in se, almeno non vi è nei grandi numeri. Il giovane cerca forse altro e lo testimonia l’allontanamento precoce all’attività agonistica. Questo abbandono da cosa è dovuto? Quali sono i meccanismi che portano i giovani a dedicarsi ad altro? Eppure l’atletica fa girare, fa conoscere posti nuovi, culture diverse, persone diverse. Porta il giovane a confrontarsi con ambienti differenti dal suo e a scoprire.  E cosa c'è di più meraviglioso del scoprire qualcosa di nuovo? Cosa è più bello del poter viaggiare e condividere le esperienze con i pari età? L’atletica purtroppo non gode di grande seguito televisivo se non nei grandi eventi mondiali. Gli sponsor e le grandi multinazionali sono attirate da testimonial di altri sport e in Italia ancora di più. Totti e DelPiero vendono più di Cusma e Di Martino. Oppure c’è Howe ma non tutto si può concentrare sul singolo quando viene a mancare il fenomeno esteso a tutta una categoria. Se manca la divulgazione, la pubblicizzazione dello sport, la spiegazione di uno sport che ne comprende così tanti e che non può essere considerato unico, manca anche l’interesse generale. piatanuoro2_320x480E tutto il movimento ne paga il prezzo. Ma sarebbero sufficienti risorse adeguate a far cambiar rotta al movimento mi domando? Io non lo credo. Penso ci voglia anche altro. Credo sia legato innanzitutto all’educazione già dalle scuole elementari all’importanza del movimento e al gioco come scoperta del proprio corpo per poi passare alla vera attività fisica. Tutto questo in sintonia con una cultura che dà la giusta importanza al risultato ma inizialmente senza oppressioni di sorta. Aspettative  si ma senza soffocare l’atleta in erba. Ma questa forma di promozione in anni recenti era stata abbandonata quasi totalmente. Riprendiamola quindi con più vigore. Ed il Coni dovrebbe lavorare molto su questo ritorno. Ma oltre alla cultura allo sport ci vuole altro. Strutture adeguate, vertici forse più aperti e sensibili verso le realtà locali, tecnici, dirigenti qualificati insieme ad appassionati, volontari ed operatori di ogni genere. E poi studiare tanto, aggiornarsi, stare al passo con i tempi. Osservare le nuove realtà emergenti e non fossilizzarsi con metodologie e schemi vecchi di anni. Un progetto nuovo ha bisogno solo di risorse o richiede anche altro? Non è sufficiente il vil denaro se poi manca la professionalità, la competenza, l’entusiasmo di chi deve far crescere il giovane allontanandolo almeno in parte dalla tv, dal pc, dai videogiochi e dai nuovi modelli che ci vengono proposti con una pervicacia inquietante. O forse questi modelli dovrebbero semplicemente incontrarsi tra loro. Vecchio e giovane cresciuti con modelli differenti che hanno bisogno d’incontrarsi a metà strada sfruttando gli aspetti positivi di entrambi. Il giovane ha bisogno di motivatori, persone che coinvolgano, persuadano, attraggano e che individuati, perché esistono, vengano supportati, anche economicamente perché no, e non lasciati soli con la loro dedizione e la loro passione. Io credo che siano queste figure supportate dalle proprie società che possono offrire un grande aiuto operando sul campo e dando risonanza al movimento, quella risonanza che non si può avere solo una volta all’anno. Un grande progetto di crescita non ha possibilità di successo se poi non ha le persone giuste per portarlo avanti. Un progetto che anche partendo dal singolo riesca poi a fare sistema. Le abbiamo noi in Sardegna queste individualità? E cosa facciamo per loro? Io risposte non ne ho. Non sono troppo addentro e parlo da osservatore curioso. So solo che mercoledì mi è venuta una grande tristezza davanti a quei numeri. E tra quei numeri c’era pure il sottoscritto…e vederlo correre era davvero triste…

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