Il bello del correre una maratona è che dopo la prestazione non avendo più niente da chiedere al tuo fisico lasci che questo si riposi a dovere
La Corsa Verde è abbinata al campionato italiano IUTA di ultratrail che per chi non lo sapesse sono quelle gare che si svolgono in ambienti naturali con distanze rilevanti. Forse troppo. Sicuramente per me. Io mi sono iscritto al prologo che in sostanza è una mezza maratona, anche se più corta, da correre su un terreno per il 70% in sterrato su impegnativi sentieri all’interno del bosco. Un bellissimo percorso dove poco conta il ritmo e che invece premia l’agilità, la scioltezza, la leggerezza e anche la forza muscolare soprattutto nel secondo dei due giri. Il pericolo è sempre in agguato, una pietra, uno spuntone coperto dalle foglie, un ramo troppo basso, una radice consigliano un attenzione superiore al dovuto soprattutto nelle discese all’interno del fitto bosco. Così come alla Gonone Dorgali la tattica di gara non deve essere scellerata bensì prudente e accorta. 21km o giù di lì sono davvero tanti e qualche calcolo è meglio farlo. Correre a sensazione è dovere ma non trascurando le proprie possibilità e lo stato di forma del momento. Il giorno dopo alcuni dei presenti correranno anche la 60 km e non li invidio per niente. Tra questi c’è Calcaterra campione del mondo della 100 km e oramai tra i più forti e noti atleti al mondo nelle lunghissime distanze. C’è Olmo che è una vera istituzione nel mondo delle Ultra Trail e un piccolo esercito di comprimari che si divertono a correre in pista anche per 24h!!!! Roba da pazzi.
La partenza puntuale alle 10.00 ci vede all’incirca in 120 in una mattina soleggiata e fresca. Condizioni ambientali ottime sottolineerei. Il primo tratto è in asfalto ed in discesa per un chilometro nella strada principale, in direzione contraria, che conduce alla chiesetta del parco. Poi si svolta a destra e si entra in campagna in un sentiero irregolare inizialmente aperto che sale per poco più di 3km fino all’ampio piazzale che c’è a ridosso della pendente scalinata che porta alla chiesa. Un gruppetto con i migliori fila via subito seguito da un altro ben nutrito che lascio spontaneamente andare in quanto ritengo siano un po’ troppo veloci per quel tipo di gara e percorso. Giunti qui si entra nel cuore del bosco fino a ricongiungerci al sentiero naturale che conduce rischiosamente in discesa nel punto più basso al 6km. Qui si risvolta a destra e per un chilometro esatto si sale nel tratto più impervio e ripido fin su alla chiesa. I sentieri si restringono, si è avvolti da madre natura e lo scenario assume ritratti spettacolari. Una vera goduria pur nell’indicibile fatica. Da qui si scende sulla strada maestra fino a ritornare al punto di partenza. Il gruppo che avevo davanti e che non vedevo più inizia a sfaldarsi prima e sfilacciarsi dopo. Inizia la seconda gara. Quando raggiungi qualcuno subentrano nel fisico e nella mente delle reazioni chimiche che sono inspiegabili. Sono flebo di energia e forza che ti spingono sempre più avanti. E difatti uno dopo l’altro raggiungo e supero i diretti avversari correndo il secondo giro più veloce del primo di un minuto circa. Chiudo in un onesto 1h25’43’’ (almeno così mi vien detto)con ottime sensazioni fisiche. Peccato per tutta quella discesa.
La Fiamma Macomer, degli amici Norma, Paolo e Pietro organizza successivamente un pranzo con i contro fiocchi e l’ospitalità in aggiunta ad un eccellente organizzazione, alla scelta coraggiosa di un percorso non semplice gli fa meritare un bel 10 con lode. Unica nota stonata la compilazione per colpa di sagomaccia Mauro di un questionario sull’identità sarda di 68 domande che è stata più dura dei quasi 21km. Un consiglio che dò spassionatamente agli amici macomeresi è quello di inserire anche una 10 km sicuramente più abbordabile per i tanti podisti isolani che non amano cimentarsi in distanze eccessivamente lunghe. Anche questa è archiviata. Prossima tappa? Cagliari…forse.
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