Non si può dire che sia una persona che ha paura di macinare chilometri. Sabato mattina dopo l’interessante visita a Cagliari,
La mattina i nuvoloni neri che si appoggiano a Sa Costera nel Goceano non lasciano presagire niente di buono. A Burgos, primo dei sei paesi toccati dalla maratonina del Goceano, c’è un freddo cane e vengono giù fiocchi di neve. Ma la cosa non ci fa paura. Siamo circa 120 atleti intirizziti che aspettano solo di dare fuoco alle polveri. Poco prima del via scopro di far parte di una delle nove squadre composte da tre atleti, un assoluto, un master ed una donna, che si giocheranno il trofeo del Goceano in base ad una classificata fatta dalla somma dei piazzamenti. Per chi non lo sapesse far parte di queste squadre significa doversi impegnare ancora di più per non vanificare gli sforzi dei tuoi compagni. L’assoluto è l’amico Luigi Leotta, la donna non la conosciamo.
Si parte alle undici e il percorso di circa 18 chilometri è in discesa fino ad Esporlatu. Breve giro per un saluto ai pochi abitanti presenti e poi via verso Bottida. Sono straordinariamente con i primi. Fino a Bottida, tranne una salita di circa 400 metri, è tutto discesa. I giorni dopo so con certezza che mi faranno male i quadricipiti. Si corre per circa due chilometri in cui non devi far altro che far andare le gambe. Bottida pare un villaggio da far west alle due del pomeriggio di una giornata arsa dal caldo estivo. Non c’è anima viva in giro. Le posizioni sembrano consolidate. A parte i primi dieci oggettivamente più forti di me, c’è un gruppetto di cinque persone non distante. Tra questi Giuseppe Cavallaro. Saperlo vicino conforta la mia tesi che sto andando bene. E difatti le gambe stanno veramente bene. Da Bottida a Bono c’è il tratto più duro della gara. Sono tre chilometri di salita molto impegnativa. A parte qualche vacca curiosa e alcuni greggi di pecore non sembra ci sia molta attenzione nei confronti dei nostri sforzi. Il vento gelido di tanto in tanto porta anche gocce d’acqua, fiocchi di neve e grandine. Ma il corpo è caldo e non avverte nulla. Bono è senza ombra di dubbio la cittadina più viva. Ci accompagna con qualche incoraggiamento e con la convinzione di chi sa che è meglio la colazione al bar ben imbottiti che la corsa al freddo e al gelo. La salita mi consente di mettere alle spalle alcuni atleti di pari livello ma quella, quando mi sento bene, è il mio miglior campo da battaglia. Raggiungo Andrea Ghiani di Oristano e mettiamo nel mirino Pasquale Denti vero idolo di Anela. Giuseppe ha circa 100/150 metri e lo considero irraggiungibile. Da Bono ad Anela si alterna la discesa con la salita ma la pendenza è molto più dolce e allora si spinge forte. Cede Denti e anche Andrea nel tratto finale verso Bultei. Mi si affianca invece Spano da Serramanna con il quale duetterò fino al traguardo perdendo la volata finale. Pazienza non me lo ha ordinato il medico di vincere le volate? Il tempo di cambiarci sotto l’acqua che adesso scende forte, ritirare il premio, scoprire che la donna della squadra forse è stata sequestrata e poi via verso Nuoro. Devo fare gli acquisti di Natale. Budget di 22,15 euro quest’anno da spalmare su nipoti, parenti e amici. Sarà un 2012 molto difficile.
Per chiudere l’annata solo 22 gare nel 2011. Un discreto taglio. Ho scelto quasi sempre il cuore e penso che sarà così anche nel 2012. Il Goceano ha chiuso quest’anno podistico. E’ tra le mie preferite come percorso. Speriamo che l’anno nuovo porti il tanto auspicato cambiamento. Ma ne riparleremo. Buon anno a tutti. Tranne Uno.
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