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Le Manifestazioni
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tonara vista aereaGIRO PODISTICO DI TONARA - (Nove buone ragioni per disputarlo) Domenica due agosto sarà riproposto il Giro Podistico Di Tonara. Precisamente "il giro podistico dei quartieri del paese". Perché non aderire in massa? Vi sono motivi per cui ci debbano essere delle riserve? Credo proprio di no. Una gita sul Gennargentu e d'agosto è già un buon motivo per partecipare alla gara in questione; inoltre, aderire alla manifestazione significa accettare l'ospitalità del paese del torrone e dei poeti, delle nocciole e dei tappeti; significa anche rendere omaggio ad un atleta tonarese, tal Giovanni Desotgiu, che instancabilmente e puntualmente onora sul campo l'atletica dilettantistica dando polvere al meglio dell'atletismo isolano. Infine: perché non farci una bella bevuta d'acqua -non me ne vogliano i birraioli!- dopo aver respirato a pieni polmoni l'aria tersa dei monti; oppure dopo essere asfissiati scarpinando per i "su e giù" del paese? Le anime dei poeti tonaresi "Sas Pantasimas de sos Poetas" al pari di Montale o di U. Saba, sporgendosi dai black-hole celesti sono certo troverebbero spunto per proverbiali ed indimenticabili ottave, battorinas, sonettos. Il gran serpentone multicolore in canotta e braghe corte, da parte sua, si dannerebbe l'anima sapendo d'essere onorato poeticamente dagli Omero locali.  D'altronde le "sfide" vanno cantate, raccontate, vissute. Hemingway, London sono stati grandi cantori in ambito sportivo (non solo!); sulle loro pagine gl'interpreti della sfida -mai fine a se stessa- sono stati raccontati e sviscerati in tutta la propria umanità e crudezza esistenziale nel bene e nel male; quando toccavano l'apice e quando cadevano nella polvere; tali eroi - soggetti tragici in rotta oltre le colonne d'Ercole- alla ricerca di qualcosa che li riscattasse da una condizione di subalternità e li proiettasse verso l'orizzonte della verità, della libertà, erano e sono metafora della vita stessa; come i podisti, che di paese in paese, gara dopo gara propongono il loro viaggio catartico e odisseo alla scoperta di se stessi e degli altri affermando, si spera, un'umanità più degna che si arricchisce della differenza-diversità dell'altra/o. Perché, signori miei, podi, medaglie, primati a parte, se lo sport prima di tutto non insegna ad incontrare l'altro/a, se non è un atto di conoscenza e di scoperta, allora non vale proprio la pena che sia vissuto. Introduzione a parte, vediamo di motivare ulteriormente il viaggio verso Tonara intervistando uno degli ideatori ed organizzatori della manifestazione in questione. Per questo a Pier Luigi La Croce chiediamo nove buoni motivi per gareggiare nel suo paese.
1)...perché Il suo paese è unico, poetico e dagli orizzonti sconfinati?
Tonara, che è adagiato sul costone del monte Muggianeddu 1468 metri, da cui si può vedere una gran parte della Sardegna, si affaccia sulla verde vallata de S'Isca. Guardando a sud, di la dalla linea dei monti che subito dopo Aritzo si colorano d'azzurro ed immaginando lontane città, con gli occhi dell'anima si scorgono orizzonti senza fine. Ecco perché queste valli e queste montagne ad un tempo separano ed uniscono. Anche nella lingua e nel carattere della gente, fiera come i barbaricini ma aperta al nuovo, innovativa e gelosa custode di usi e tradizioni antiche. Ecco perché i monti lontani non sono un'angusta linea di confine ma rappresentano una proiezione metafisica dello spazio vitale di questi montanari. Perché correre la Quattro Rioni dunque? Per respirare l'aria stessa di questo paese abitato da gente errante, dai pastori transumanti e dai carrattoneris che con le loro bancarelle colorate andavano e ancora vanno ad allietare le sagre di tutta la Sardegna. Per vivere una Sardegna dell'interno che non è isolata e fuori dal tempo.
2)...perché recandoci lassù viaggeremmo e "chi viaggia conosce e chi conosce sa"?
R Il percorso della Quattro Rioni è un po' una metafora della vita; non fai in tempo a finire un breve tratto pianeggiante che d'improvviso ti trovi davanti un'erta che percorri sentendoti pulsare il cuore nelle tempie. E subito dopo bisogna gettarsi a capofitto in viottoli dalle pendenze da capogiro o svoltare repentinamente per tuffarsi in ragnatele di vicoli stretti o di viuzze che odorano di pane e d'antico. E guardi stupito i vecchi che si affacciano dalle loro case nel centro storico per incitare quegli strani corridori che accettano la sfida di una corsa su e giù po iginaos antigos e carrellas de Tonara. Questi continui cambi di ritmo e di pendenze sono nel DNA dei tonaresi: cambiare per non estinguersi; partire per tornare; svoltare per adeguarsi ad un percorso di vita, di sviluppo, di fatica che ogni giorno si presenta diverso.
3)...perché si produce il torrone più buono del mondo?
R. Perché è ancora fatto con ingredienti naturali e con la sapienza antica di quando il miele si rigirava nei paioli di rame scaldati col fuoco di legno di agrifoglio (s'alasi). E le donne che rimescolavano turrone e gìu (la frutta secca) accompagnavano quella fatica col canto dei mutos che modulavano sul ritmo de sa moriga.
4)...perché la dolcezza dei luoghi mitiga forse le pene della vita?
R. "O gentile Tonara/terra de musas santa e beneitta": sono versi di Peppinu Mereu che descrivono in una mirabile sintesi il suo paese. "Gentile", che è un aggettivo mutuato dall'italiano, è però ispirato dall'amenità dei luoghi. "Terra de musas santa e beneitta" evoca invece il millenario rapporto dei tonaresi con la poesia, che è anzitutto rapporto con la terra, esorcizzazione della solitudine, nostalgia dei pastori erranti, melodia che affonda nei suoni più antichi di questa terra, come il tintinnio dei campanacci che ormai si producono solo a Tonara.
5)...perché è un luogo poetico e di poeti?
R. A questa domanda ho già in parte risposto prima ma vorrei ribadire che la poesia da noi non è quasi mai espressione di pochi privilegiati o di èlites sociali o culturali, ma è invece la sublimazione di un'atavica sensibilità lirica, ancora largamente diffusa in tutti gli ambienti sociali. Ed è ancora oggi una poesia che nel suo formarsi e rinnovarsi, si richiama spesso al rapporto con la natura che qui più che altrove assume anche significanze non meramente simboliche.
6)...perché le chiare e fresche acque sono lo scenario magico delle mitiche Janas?
R. In realtà il rapporto tra le Janas e l'acqua in parte ancora mi sfugge. Però l'acqua è simbolo stesso di vitalità e di fertilità e nell'acqua e con l'acqua si celebravano i culti dei nostri antenati. Culti pacifici e mai prevaricatori. Se dunque l'acqua è in qualche modo la rappresentazione della divinità le Janas sono invece la proiezione stessa dell'umanità, con le sue debolezze, le sue paure, la sua arroganza. Ed ecco perché esistono le Janas buone, quelle che da noi pettinandosi i lunghi capelli biondi lasciavano cadere monete d'oro, e quelle cattive, cioè le majargias che lanciavano anatemi e maledizioni e facevano dispetti. Per legare il discorso alla Corsa dei Quattro Rioni vorrei ricordare che dentro l'abitato di Tonara esistono ben tredici fontane, da dove sgorga un'acqua fresca e cristallina. Il percorso è stato disegnato in modo da far transitare i podisti davanti ad alcune di queste fontane. Per le Janas ci stiamo attrezzando e forse l'anno venturo...........
7)...perché sui variopinti tappeti come in una sequenza da "mille e una notte" si può consumare il te dell'amicizia esorcizzando il mostro della guerra?
R. Qualcuno ha detto (e se non lo ha detto lo dirà di sicuro): "vai perché se trovi qualcuno che corre quello è una persona in pace con se stesso e con gli altri". Correre non è solo un'attività fisica e soprattutto un esercizio mentale. E chi corre evita i signori della guerra e li rifugge. Sui tappeti usciti dai telai tradizionali, dove la trama è fittamente intessuta con la fatica quotidiana delle donne, tutto parla di pace: i disegni semplici; i colori naturali ricavati dalle erbe; il rispetto della tradizione; il ruolo non secondario delle donne nella gestione della famiglia. Il lavoro e la corsa sono attività che generano fatica e consolazione. Chi porta a termine una corsa, soprattutto se faticosa come la Quattro Rioni, ha pur sempre vinto, almeno con se stesso, come chi svolge onestamente il proprio lavoro.
8)...perché il due agosto sarà una giornata indimenticabile di sport e di festa?
Camminare e faticare è nella storia stessa dei Tonaresi. I nostri pastori transumanti per svernare nelle pianure della Nurra o nel Sulcis Iglesiente facevano a piedi oltre 140 Km. Le donne o i ragazzi per spostarsi a piedi da un rione all'altro dovevano superare dislivelli anche di 200 metri. Andare a scuola o al negozio, prima dell'avvento delle macchine, era già di per se una corsa podistica. La Quattro Rioni è nata dunque per celebrare questa caratteristica storica, culturale e urbanistica di Tonara, cioè la presenza di rioni fisicamente separati e ciascuno orgoglioso delle proprie tradizioni anche linguistiche. Perché sarà una giornata di festa e di sport? Perché i tonaresi rispettano e ammirano chi corre su queste strade ed ha modo di capire come nonostante le distanze e le differenze altimetriche ci possa essere una straordinaria coesione sociale. Chi viene a correre su queste strade vuole sentirsi parte integrante di un vissuto che è soprattutto cultura del muoversi a piedi e libertà dell'andare.
9)...perché i tonaresi ovunque siano tornano sempre e sono un esempio di fedeltà?
Credo che chiunque si senta fortemente legato al luogo in cui nasce. Ma per i tonaresi c'è anche un qualcosa in più: una nostalgia transeunte e sfuggente che li spinge sempre a tornare; partire ma non recidere mai del tutto i legami col loro paese. Altrove questo sentimento, questo atteggiamento di vita, lo chiamano saudade. Per noi è semplicemente un torrare a su furriadorgiu. Attraversare il mondo per poi ritrovarsi in questo angolo quasi sperduto dell'universo per sentirsi parte integrante di un tutto.
Bene, la sortita si chiude qui. Podisti di tutto il mondo unitevi e recatevi a Tonara!
Michele Licheri
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